Il segreto nascosto di chi ascolta la stessa canzone 100 volte: la scienza spiega perché è un superpotere

Ascoltare la stessa canzone 100 volte di seguito: genialità o loop della mente? La scienza dietro l’ascolto ripetitivo

Ti è mai capitato di ascoltare la stessa canzone in loop, quasi come se ti trovassi in uno stato di trance? Non sei affatto solo. In psicologia, questo comportamento è noto come “ripetizione musicale” o viene associato al fenomeno degli “earworms” (*involuntary musical imagery*). Ma cosa si cela dietro questa abitudine così diffusa? È forse un segno di creatività o una strategia per gestire le emozioni?

Il fenomeno del loop musicale

Secondo studi internazionali, il fenomeno degli earworms, ovvero delle melodie persistenti che si insinuano nella mente, colpisce almeno il 90% delle persone almeno una volta nella vita. Le piattaforme di streaming mostrano una crescente tendenza a riprodurre in modo ripetuto gli stessi brani, specialmente tra i più giovani. Tuttavia, non esistono ancora dati pubblici che quantifichino il fenomeno delle playlist monotraccia.

La psicologia dietro la ripetizione musicale

Gli studi in psicologia musicale suggeriscono che la ripetizione di un brano possa essere guidata da diversi motivi:

  • Regolazione emotiva e gestione dello stress
  • Ricerca di prevedibilità e senso di controllo
  • Elaborazione di eventi emotivi significativi
  • Stimolazione della creatività individuale

Il cervello in loop

La ricerca neuroscientifica evidenzia che ascoltare la musica attiva simultaneamente diverse aree cerebrali: l’amigdala (elaborazione delle emozioni), l’ippocampo (memoria), la corteccia prefrontale (funzioni esecutive), la corteccia uditiva e i sistemi del piacere come il nucleo accumbens. Questa attivazione contribuisce a spiegare perché l’ascolto ripetuto possa avere effetti rilassanti, gratificanti e stimolanti.

Genialità o strategia di coping?

Nella letteratura scientifica, si suggerisce che la ripetizione musicale possa fungere sia da strategia per gestire l’ansia sia da segnale di tratti creativi, soprattutto in soggetti con una maggiore apertura all’esperienza. Personaggi celebri, come Albert Einstein, coltivavano un rapporto profondo con la musica per favorire concentrazione e creatività, anche se non vi sono documentazioni di ascolti ripetuti della stessa traccia in modo sistematico.

I benefici dell’ascolto ripetuto

Diversi studi dimostrano che la musica può:

  • Migliorare la concentrazione, specialmente durante attività ripetitive o creative
  • Facilitare il rilascio emotivo e la regolazione dell’umore
  • Ridurre l’ansia in determinate situazioni
  • Sostenere la creatività personale

Gli effetti, però, possono variare in base alla personalità e al contesto: ad esempio, gli studenti estroversi tendono a beneficiare maggiormente della musica in sottofondo rispetto agli introversi.

Il caso italiano e i dati di ascolto

Non esistono dati pubblici di Spotify che consentano di stimare con precisione quanti utenti italiani ascoltino ripetutamente la stessa canzone nelle loro playlist. Resta comunque evidente che i generi pop e indie godano di grande popolarità tra i giovani ascoltatori in Italia.

Quando preoccuparsi?

Le linee guida della musicoterapia consigliano di rivolgersi a un professionista se la ripetizione musicale:

  • Interferisce con la vita quotidiana o le relazioni
  • Si associa a stati di ansia persistente o isolamento sociale
  • È l’unico modo per regolare le emozioni

La ripetizione musicale è, nella stragrande maggioranza dei casi, un comportamento comune che svolge una funzione positiva nella gestione delle emozioni, stimolazione della creatività e ricerca di conforto attraverso la prevedibilità musicale. Diventa preoccupante solo quando sfocia nell’ossessione e interferisce con la qualità della vita quotidiana.

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