Abby vs. Ellie: perché Kaitlyn Dever ha scelto di non giocare a The Last of Us Part II
La seconda stagione di The Last of Us è finalmente arrivata su HBO e Max, portando alla ribalta uno dei personaggi più controversi dell’universo post-apocalittico creato da Naughty Dog: Abby Anderson. Kaitlyn Dever, interprete del complesso antagonista, ha sorpreso la community con un approccio alla costruzione del personaggio tanto inaspettato quanto strategico. Dietro questa decisione non convenzionale si nasconde una metodologia attoriale che sta rivoluzionando il modo di adattare i videogiochi per il piccolo schermo, sollevando interrogativi sul rapporto tra fedeltà all’originale e libertà interpretativa.
La strategia controcorrente: rifiutare il materiale originale
Quando la maggior parte degli attori affronta un adattamento, il primo istinto è immergersi completamente nell’opera preesistente. Pedro Pascal e Bella Ramsey, protagonisti della prima stagione nei panni di Joel ed Ellie, hanno entrambi esplorato il videogioco originale per comprendere meglio i loro personaggi. Kaitlyn Dever, invece, ha scelto consapevolmente di percorrere una strada differente, rivelando una visione artistica sorprendentemente audace.
Dever ha preferito lavorare a stretto contatto con Neil Druckmann e Craig Mazin per sviluppare una versione di Abby specificamente adatta al medium televisivo, concentrandosi sulla profondità psicologica del personaggio piuttosto che sulla semplice imitazione. Durante un’intervista con Collider, l’attrice ha rivelato che gli showrunner l’hanno incoraggiata a sviluppare un’interpretazione personale, privilegiando l’autenticità emotiva rispetto alla riproduzione pedissequa della controparte videoludica.
Ripensare la fisicità di Abby: priorità alla performance emotiva
Nel videogioco, la straordinaria massa muscolare di Abby rappresenta un elemento centrale della sua caratterizzazione, simboleggiando tanto la sua forza fisica quanto la determinazione a vendicarsi. L’adattamento televisivo ha invece adottato un approccio differente. Come confermato da Druckmann stesso, la priorità assoluta è stata data alla performance emotiva piuttosto che all’aderenza fisica al personaggio originale.
“Nella serie, il fisico di Abby non riveste lo stesso ruolo narrativo che nel gioco… le dinamiche di azione violenta sono necessariamente ridimensionate,” ha spiegato Neil Druckmann in una recente intervista, evidenziando come l’adattamento televisivo richieda equilibri narrativi diversi rispetto all’esperienza interattiva del videogioco. Nonostante questo, Dever ha comunque lavorato intensamente sulla postura e sui movimenti per trasmettere la fermezza e la determinazione che caratterizzano Abby durante le fondamentali scene d’azione.
Costruire un’Abby autentica: il percorso creativo di Dever
Anziché basarsi esclusivamente sulla caratterizzazione preesistente, Dever ha collaborato intensamente con Mazin e Druckmann per esplorare le sfumature emotive più profonde di Abby. “Craig e Neil mi hanno dato lo spazio per creare Abby attraverso le mie intuizioni, liberandomi dalle pressioni esterne,” ha rivelato l’attrice nell’intervista con Collider, evidenziando un processo creativo basato sulla libertà interpretativa.
Questo approccio ha permesso a Dever di focalizzarsi sull’umanità del personaggio, evitando di replicare stereotipi o di farsi influenzare dai pregiudizi che molti fan hanno sviluppato verso Abby dopo il controverso secondo capitolo del gioco. Il risultato è un’interpretazione che, pur mantenendo l’essenza del personaggio, ne esplora dimensioni inedite, rendendo Abby potenzialmente più accessibile anche per gli spettatori che non conoscono il videogioco.
La polarizzazione del pubblico: tra critica e apprezzamento
L’arrivo della seconda stagione il 13 aprile 2025 ha scatenato reazioni contrastanti sui social media. La scelta interpretativa di Dever ha generato un acceso dibattito nella community, dividendo nettamente i fan tra chi critica la mancata aderenza fisica al personaggio videoludico e chi invece apprezza la profondità emotiva dell’interpretazione.
Su piattaforme come Twitter, numerosi spettatori hanno espresso le proprie opinioni sulla rappresentazione televisiva di Abby. “Abby dovrebbe avere braccia come un camion… questa versione non mi convince,” ha commentato un utente, sintetizzando il sentimento di una parte del pubblico ancorata alla visione originale del personaggio. D’altra parte, molti hanno accolto con entusiasmo l’approccio fresco e nuancé proposto da Dever.
- I puristi del videogioco hanno inizialmente mostrato scetticismo, temendo che l’assenza di fedeltà fisica potesse compromettere la credibilità del personaggio e delle sue azioni.
- I sostenitori dell’interpretazione hanno invece celebrato la capacità di Dever di catturare l’essenza emotiva di Abby, privilegiando la sua complessità psicologica rispetto all’aspetto esteriore.
- Gli appassionati dell’adattamento hanno manifestato curiosità per questa reinterpretazione, riconoscendo che la trasposizione tra media diversi richiede necessariamente trasformazioni creative.
Un nuovo paradigma negli adattamenti videoludici
L’approccio di Dever si inserisce in una tendenza emergente nel panorama degli adattamenti, dove la fedeltà psicologica al personaggio prevale sulla riproduzione estetica. Questa filosofia interpretativa rispecchia perfettamente la visione creativa degli showrunner, che hanno ripetutamente sottolineato l’importanza di adattare organicamente il materiale originale piuttosto che replicarlo meccanicamente.
La peculiarità dell’interpretazione di Dever risiede nel fatto che si colloca all’interno di un contesto narrativo già modificato per il medium televisivo. La storia di Abby nella serie viene presentata con tempistiche e modalità differenti rispetto al gioco, creando un’opportunità irripetibile per un’interpretazione originale, non vincolata alle aspettative preesistenti. Questo approccio potrebbe stabilire un importante precedente per futuri adattamenti di videogiochi, suggerendo che la libertà interpretativa possa effettivamente arricchire, anziché impoverire, l’esperienza narrativa.
Il paradosso creativo: quando l’ignoranza diventa forza
La decisione di Dever solleva interrogativi fondamentali sul processo creativo negli adattamenti contemporanei. In un’epoca dominata dalle richieste di fedeltà assoluta ai materiali originali, l’approccio dell’attrice rappresenta quasi una provocazione intellettuale: è possibile che un’interpretazione più libera possa paradossalmente condurre a una rappresentazione più autentica dell’essenza di un personaggio?
Gli showrunner hanno chiaramente espresso che la serie necessita di un linguaggio narrativo diverso da quello del videogioco, privilegiando lo sviluppo emotivo immediato dei personaggi rispetto alla graduale rivelazione che caratterizza l’esperienza ludica. Questa filosofia produttiva si riflette direttamente nell’approccio interpretativo scelto per Abby, un personaggio che nel gioco ha suscitato reazioni estremamente divisive.
La scelta di Dever potrebbe quindi offrire un’opportunità unica: presentare Abby sotto una luce nuova, con sfumature psicologiche più immediatamente accessibili, potenzialmente rendendo comprensibili le sue motivazioni anche per chi, nel videogioco, non è riuscito a stabilire una connessione emotiva con il personaggio.
Le implicazioni narrative: riscrivere la storia di Abby
Mazin e Druckmann hanno già anticipato che questa seconda stagione, strutturata in sette episodi, presenterà variazioni significative rispetto al videogioco. Una delle differenze più sostanziali riguarda proprio la caratterizzazione di Abby: mentre il gioco rivela gradualmente le sue motivazioni, la serie ha optato per un approccio più diretto, fornendo immediatamente il contesto emotivo delle sue azioni.
Questa rielaborazione narrativa ha diviso gli spettatori tra chi apprezza la scelta di offrire subito una chiave interpretativa per comprendere Abby e chi avrebbe preferito mantenere la rivelazione graduale, più simile all’esperienza videoludica. Indipendentemente dalle preferenze personali, questa decisione creativa si allinea perfettamente con l’approccio interpretativo di Dever: entrambi mirano a costruire una versione di Abby che possa suscitare empatia sin dal principio, anziché essere percepita inizialmente solo come antagonista.
Il futuro della saga: l’eredità dell’interpretazione di Dever
Con HBO che ha già confermato la distribuzione della storia di The Last of Us Part II su multiple stagioni, con una terza già in fase avanzata di pianificazione, l’interpretazione di Kaitlyn Dever influenzerà profondamente l’evoluzione dell’intera serie televisiva. Ambientata cinque anni dopo gli eventi della prima stagione, la nuova narrativa vede Joel (Pedro Pascal) ed Ellie (Bella Ramsey) stabiliti a Jackson, Wyoming, insieme a Tommy (Gabriel Luna) e ai nuovi personaggi Dina (Isabela Merced) e Jesse (Young Mazino).
In questo contesto emotivamente complesso, Abby emerge come figura centrale, ex membro delle Luci determinata a compiere la sua vendetta. Questa tematica, cardine della narrazione, acquisisce sfumature inedite grazie all’interpretazione di Dever, potenzialmente influenzando anche l’approccio dei futuri membri del cast verso i rispettivi personaggi, incoraggiando interpretazioni più personali e meno vincolate alle versioni videoludiche.
Verso una nuova concezione degli adattamenti
L’approccio di Kaitlyn Dever rappresenta molto più di una semplice scelta artistica individuale: costituisce una dichiarazione sul processo creativo nell’era degli adattamenti multimediali. In un panorama culturale spesso dominato da richieste di fedeltà letterale, la libertà interpretativa concessa dagli showrunner rappresenta un’evoluzione significativa che privilegia l’autenticità emotiva rispetto alla mera replicazione visiva.
Le riprese della seconda stagione, realizzate in British Columbia tra febbraio e agosto 2024, hanno introdotto non solo nuovi registi e membri del cast, ma anche una filosofia interpretativa innovativa, incarnata perfettamente dall’approccio di Dever al personaggio di Abby. Il suo metodo potrebbe ridefinire le aspettative del pubblico riguardo agli adattamenti di videogiochi, suggerendo che la vera fedeltà all’originale risiede nella capacità di catturarne l’essenza emotiva piuttosto che nella riproduzione pedissequa degli elementi visivi.
Mentre la seconda stagione prosegue il suo sviluppo narrativo, l’interpretazione di Dever continuerà a influenzare profondamente la percezione del pubblico riguardo ad Abby. Indipendentemente dai giudizi personali, il suo approccio ha già avviato una riflessione fondamentale sul significato autentico dell’adattamento cross-mediale e sul valore dell’interpretazione personale nel processo creativo contemporaneo, ricordandoci che a volte, per essere veramente fedeli allo spirito di un’opera, è necessario avere il coraggio di reinventarla.
<
Indice dei contenuti